"Quanto più il commercio e l'industria è più libera tanto più prospera e
tanto meglio camminano gli affari di una nazione"
Lo Zibaldone è un enorme manoscritto di Giacomo Leopardi di cui nessuno ha saputo nulla per decenni dopo la sua morte. Non è altro che un diario personale che raccoglie una grande quantità di appunti, riflessioni e aforismi, scritti tra il luglio/agosto 1817 e il dicembre 1832. Si tratta di annotazioni di varia misura e ispirazione che contengono un insieme di temi e spunti, commenti su libri letti, osservazioni su incontri o esperienze. Fra i temi trattati compare la società e il concetto di economia legato all'uso e al valore della moneta e al commercio di derrate.
(15 Giugno 1821)
" Si consideri per l'una parte che cosa sarebbe la civiltà senza l'uso della
moneta. Oltre ch'ella non potrebbe reggersi, non sarebbe neppur giunta
mai ad un punto di gran lunga inferiore al presente, essendo la moneta,
di prima necessità ad un commercio vivo ed esteso, tanto delle nazioni,
quanto degli individui di ciascuna, essendo forse la principal fonte dei
progressi della civiltà o della corruzione umana. E se bisognassero prove
di una prposizione così manifesta, si potrebbe addurre, fra gli altri infiniti
de' popoli selvaggi, l'esempio di Sparta che, avendo poco uso della moneta
per le leggi di Licurgo, in mezzo al paese più civile del mondo a quei tempi,
cioè la Grecia, si mantenne sì lungo spazio, e incorrotta, e quasi stazionaria,
o certo la sua civiltà, o corruzione, fu sempre di molti gradi minore di quella
degli altri popoli greci, e le andò sempre molti passi indietro."
La moneta viene intesa come la principale fonte dei progressi della civiltà, ma anche della corruzione, per cui Leopardi fa l'esempio di Sparta che rimase incorrotta per lo scarso uso della moneta, grazie alle leggi di Licurgo.
" E quello che dico della moneta, dico pure delle derrate che ci vengono
da lontanissime parti, mediante le stesse o simili miserie, schiavitù ec.
come il zucchero, caffè ec. e si hanno per necessarie alla perfezione della
società" V.p.1182
Il grande poeta di Recanati si sofferma anche sulle immense fatiche e miserie che sono necessarie per procurare la moneta alla società.
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